mercoledì 8 febbraio 2012

"Sono stata aggredita"


“Sono stata aggredita”
Giustificare, perdonare, dimenticare, lasciar correre, essere omertosi. Passare oltre,  non a miglior vita ma nel silenzio e da questo a un vero e proprio mutismo.

Di cosa sto parlando? Di un’educazione fatta di sottomissione di fronte ad atteggiamenti poco consoni.


C. è stata insultata e minacciata, una sottospecie di ominide che le abita nella casa accanto l’ha spinta con forza a tal punto da farla indietreggiare di alcuni passi. Un’apparente discussione di vicinato dove una Bestia si è fatto forte della propria povertà d’animo e di una evidente stazza fisica.  In quei momenti lo sbigottimento iniziale di C. ha lasciato il posto alla paura e questa in pochi secondi si è tramutata in terrore.
Tra le sue braccia C. stringeva il suo fagottino di pochi mesi e tutto il suo corpo avrebbe voluto fuggire ma le sue gambe, come macigni, non ne volevano sapere di muoversi.

C. è rimasta di fronte a quel Mostro, tenuto a forza, che solo grazie ad altre persone le è stato tolto di dosso.

C. non parlava. 

L’hanno trovata lì, immobile con A. stretto stretto tra le braccia e lo sguardo impaurito. L’hanno aiutata a sedersi, le hanno preso dolcemente A. mentre col corpo poneva resistenza per continuare a proteggerlo da un aguzzino ormai lontano. 



Sono passate tre settimane e C. ancora non riesce a liberarsi da quelle immagini, il senso d’inadeguatezza come madre, i sensi di colpa per non essere riuscita a fuggire, l’ansia e l’insonnia la attanagliano senza darle tregua. 

C. ha perso i suoi rituali quotidiani, dai suoi seni non è più possibile sfamare A. Oggi i loro intimi scambi di sguardi, quei momenti in cui si fissavano stretti, mentre A. si accucciava mangiando lentamente non ci sono più. C. non può più allattare suo figlio, lo stress di quella notte le ha lasciato un segno indelebile, che probabilmente solo una Donna può riuscire a comprendere. A. da quel giorno è nervoso, intrattabile a quel latte artificiale proprio non riesce ad abituarsi e chissà quale segno lascerà in lui il ricordo di quell’evento. 

La Bestia a tutto questo non aveva pensato. 

C. ora quel Mostro lo incontra costantemente nei suoi incubi, quando riesce a chiudere gli occhi, lui riappare più forte e minaccioso. Esce di casa frettolosamente, girando tra agenzie immobiliari,  perché lei nella sua casa non riesce più a vivere.


Omettere potrebbe significare lasciare il proprio posto a un'altra Donna, un’altra C. o peggio ancora a un altro Bambino, un piccolo A. Ciò che è disumano va urlato, evidenziato, rimesso al giudizio di chi competente DEVE tutelare chi è stato sopraffatto da ignoranza e disvalori. Un’aggressione presuppone un aggressore e una vittima e quest’ultima non è un sinonimo di carnefice ma del suo contrario.  

C. ha lo sguardo spento, quello di chi ha visto ciò che non voleva vedere e ora evita di guardare anche il sole, o forse vorrebbe ma la sua mente ancora non riesce. 
Parlare con lei mi lascia un velo di tristezza e un’enorme sensazione di impotenza. 

C. non sorride con gli occhi,  prova ad accennare un leggero riso con le labbra. Una Gioconda capovolta dei nostri tempi. 

Una Donna che ha avuto il coraggio di urlare.

Una Donna che oggi chiede giustizia.

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