martedì 15 febbraio 2011

"Aggiungi un posto a tavola" non è certo la teoria di tutti


Parte da Fossalta di Piave l’ultima vergogna tutta italiana. Inizia quando un uomo senegalese perde il lavoro nella nostra amata Penisola e decide di emigrare lasciando la propria moglie e figli nel paese dove si erano già ambientati. Purtroppo le spese sono quelle che sono e a casa la donna si ritrova a fare i conti con numeri e numeri e le uscite diventano più delle entrate; i soldi che spedisce mensilmente il marito non bastano e così si finisce per non poter pagare i buoni mensa per la piccola di casa. La bimba continua ad andare a scuola e vista la particolare situazione le maestre e dell’asilo iniziano a cedere alla bambina il loro pasto a rotazione, per farla mangiare regolarmente e non farle pesare questa situazione disagiata (che in Italia vive il 45% delle famiglie). Le insegnanti mosse da desiderio di giustizia e carità fanno presente la situazione alla preside dell’asilo e al sindaco della Cittadina.
Nel giro di pochi giorni la risposta rimbomba su riviste cartacee e online. “I buoni non sono cedibili, la bambina non può fermarsi a mensa senza i "regolari" buoni pasto. I genitori devono saldare il conto”. 


Ma come? Egregio dott. primo cittadino Sensini, proprio lei che fa parte di una famiglia così vasta come quella della destra al governo, non prende esempio dal suo caro premier che di beneficienza alle ragazzine è uno dei maggiori esponenti italiani?
Gentilissima Preside Murri ma lei che si è vista “costretta” ad azioni disciplinari nei confronti di quelle maestre che generosamente cedevano il loro pasto caldo ad una bimba in difficoltà, quando si siede a tavola, da donna a donna, non le capita mai di guardare i suoi figli e sentirsi a disagio al solo pensiero di impersonificare Don Chisciotte non davanti ai mulini a vento, ma difronte a due occhioni inconsapevoli di soli 5 anni?

Aiutatemi a capire in quanto cittadina, donna, madre e desiderosa di giustizia; aiutatemi a comprendere il limite tra la legalità, l’etica e la decenza. Sono state forse troppe le ragazze marocchine, egiziane, italiane, marziane aiutate economicamente e legalmente dalla destra che raggiunto il tetto massimo bisogna attendere che i fondi vengano riforniti? Oppure la taglia di reggiseno ha una sua valenza sul piatto di portata che la ragazzina X potrà ricevere? Un pasto caldo sarà dato solo a chi indossa una taglia 40/42?
Aiutatemi a capire perché mi sento così disgustata da un’azione che secondo il nostro “Stato” ha seguito le norme.

Da tutto ciò ho tratto anche io una serie di norme sulle norme del made in Italy:
1)    1-  Caviale, minestrina o digiuno dipendono da altezza e misure, non quelle della vostra abitazione
2)     2-  "Predicare bene e razzolare male" è un proverbio nato per il clero, che negli ultimi mesi può tranquillamente essere adattato ai laici, soprattutto se politici.
3)     3-  La grandezza dell’animo umano spesso risiede nel rispetto delle norme morali prima che burocratiche.
4)       
…ai posteri l’ardua sentenza…


Oggi la bimba ha diritto ai suoi pasti caldi, si siede a mensa vicino ai suoi compagnetti di classe e tutto questo non grazie alle nostre istituzioni, ma alla benevolenza e alla giusta cooperazione di altri genitori e insegnanti che insieme hanno saldato i tanto amati buoni pasto alla gentilissima Preside dell'asilo e al benevolo Sindaco veneto.
Un'altra pagina di vergogna italiana è stata scritta difronte alle coscienze di persone che non si sorprendo più davanti alla pochezza umana… una pagina di vergogna scritta con la china sulla pelle di una bimba e sul suo diritto all’infanzia. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

sono domande che mi pongo anche io ma credo che la risposta sia molto dolorosa