venerdì 28 gennaio 2011

In Italia è una questione di scelte: utero in stand by o pannolini maleodoranti

"Per emergere e rivendicare la loro esistenza produttrice oggi le donne devono rinnegare la loro femminilità."



Oggi il merito del tema non va dato a me ma è tratto da un pezzo di una giovane scrittrice, Virginia Odoardi. Questa mattina devo ammettere che il suo articolo, pubblicato dalla rivista online Padova Donne"Mamme a caro prezzo" , ha alimentato quella sensazione di “fastidio” che contraddistingue non solo me, ma molte donne negli ultimi tempi, visti gli eventi che stanno alimentando la stampa nazionale e internazionale. Mi ha fatto riflettere su una visione generale... come continuiamo a vivere così nel nostro Paese?
Non basta infatti l’umiliazione del proprio corpo per un tornaconto materiale, di fatto ci sono problematiche che non bisogna dimenticare, come per esempio la maternità e il proprio diritto al lavoro. Tradotto in altre parole: “Vogliamo lavorare? Vediamo di non rimanere incinte se teniamo alla carriera”.


Non è sempre così direte voi, possibile, ma Odoardi ci pone davanti a dei dati impressionanti: “L’Italia destina il 4,7% del Pil nelle politiche di sostegno alla famiglia, rispetto all’8,26% della media europea. La disoccupazione femminile, secondo ricerche Istat pubblicate pochi giorni fa, è salita al 10% nel secondo trimestre 2010, mentre il tasso di inattività (15-64 anni) si attesta al 48,7%.”
Raccapricciante ma non finisce qui…l'articolo mette a paragone la classica donna che ha preferito la carriera alla famiglia e quella che invece ha deciso di avere figli e un focolare a discapito del proprio lavoro. Eppure esiste la legge 30 dicembre 1971 n° 1204 e il relativo regolamento di attuazione DPR 25/11/76 che costituiscono il fondamento giuridico di tutela delle lavoratrici madri. In un momento storico in cui dovremmo già aver conquistato i nostri diritti, la verità è che quello che abbiamo in mano sono semplici palliativi, perché la realtà è incisa su quelle cifre che ci riporta Virginia Odoardi. 

Volete una carriera? Preparate giacca e cravatta ma tenete buono l’utero e ogni suo istinto fisiologico. Iniziate a pensare che i bimbi saranno pure belli, ma solo se sono degli altri e soprattutto assumete un profilo androgino, testicoli plastificati inclusi, per soddisfare le aspettative del 99% della popolazione, che potrà identificarvi così come uno pseudo uomo…perché nel vero essere donna non esistono determinate prerogative secondo la massa.

Volete dei figli? Posate laurea, diplomi, master e competenze nel terzo cassetto, quello sotto i calzini, quello che quando sarete incinte e avrete la pancia come un’anguria matura, aprirete a fatica perché troppo in basso. Ricordate i bei tempi in cui vi occupavate di ciò che amavate e vi sentivate così gratificate, perché dopo è possibile che dovrete accontentarvi di un lavoro che non vi si addice ma che, secondo quel 99% di popolazione, si addice alla vostra nuova figura di madre. Iniziate a dire in giro che cambiare pannolini è la tua massima aspirazione, perché magari se ve lo ripeterete abbastanza potrebbe anche darsi che alla fine ci riuscirete a credere.

Volete carriera e figli? Volete la libertà di scelta, come è giusto che sia? In bocca al lupo…io ci sto provando e semmai ci riuscirò lascerò anche a voi l'elisir, direttamente su questo blog. Facciamoci una promessa: la prima che trova la soluzione a questo atavico rebus inizia il passaparola...ci conto!

2 commenti:

Unknown ha detto...

beh direi che noi dobbiamo riuscirci...non dobbiamo provarci...Grazie delle citazioni, ma sai che ho scritto quell'articolo a nome di molte di noi che si ritrovano con pancia e disoccupazione..Noi la pancia ce l'abbiamo e tutto sommato siamo anche abbastanza fortunate...ma molte donne non hanno altrettanta buona sorte...e per loro..noi sì che combatteremo..!!

Laura Ru ha detto...

e che sia un ulteriore contributo per una nuova società all'insegna del rispetto della femminilità in tutte le sue prerogative.
Grazie a te e al tuo impegno sociale.