mercoledì 5 gennaio 2011

LA PROPRIA MELODIA NELL’ESSERE MADRE


Girovagando tra gli scaffali di una qualsiasi libreria si possono scorgere libri su libri che trattano il tema dell'essere madre, dai semplici manuali ai testi più complessi di psicologia, fino a quelli di vera e propria psicoterapia; tutti pretendono di indicarci la strada giusta per affrontare questo tanto impegnativo quanto eccitante ruolo.
Nessuno di questi testi però si ripropone di scrivere che ogni storia è a se, che ogni donna ha le sue prerogative e che ogni madre ha un suo unico e ineguagliabile percorso. Nessuno dei libri che ho acquistato in questi mesi si è preso la briga di farmi notare che esistono più differenze che similitudini tra una madre e l’altra. Tanto che, se non corrispondi per molti aspetti alla descrizione fatta, ti ritrovi in uno stato di disagio e senso di imperfezione. A tratti sconfortata inizi a porti parecchie domande, dal “forse non sono ancora pronta a diventare madre?” al “cosa avrò di sbagliato per non sentire questa sensazione?", fino a "questi aspetti comuni a tutte le madri io non li vivo! Cosa avrò di diverso?”
Con mille dubbi e sempre meno certezze ti addentri in punta di piedi, nel magico e destabilizzante mondo del web, quasi a non volerlo rivelare(perché ciò che non è comune in questa società viene nascosto, non narrato). Saltellando tra siti, forum e community che si fondano proprio sul terzo gradino della scala di Maslow: “’l’Appartenenza”, ti ritrovi più confusa di prima. Premettendo che questo istinto di uniformarsi a una cerchia è insito nell’essere umani, mi chiedevo se far parte di una schiera cosi grande e soprattutto complessa, come quella dell’esser madri, possa essere motivo di una cosi spasmodica ricerca di solidarietà e somiglianze. Alla fine della fiera, tutto questo si rivela solo un modo farti sentire più emarginata e incompetente.

Quanti ne esistono di siti, libri, forum, riviste e intere page di social network intenti a farci sentire cosi simili le une alle altre, tutte adepte di un mondo in cui solo chi ne fa parte può capirne la vera essenza. Ma sarà proprio così?
Nella mia vita ho conosciuto donne senza figli molto più materne di madri con bambini biologicamente concepiti al seguito. Io sono una madre e a breve lo sarò di una seconda bambina, da ciò che ci propinano su carta e web, dovrei saperla la verità, inoltre dovrei sentirmi parte di quella gioiosa cerchia di donne e capire il motivo di tante similitudini; eppure al di là di concetti generali e di qualche convenzione sociale ormai insita in ognuna di noi sin dall’infanzia, non mi sento parte di questo “magico” mondo. Sento di essere me stessa, unica nel mio ruolo di madre e ammetto che ho iniziato ad accettarlo e comprenderlo solo ora nella mia seconda gravidanza, a ben dieci anni dalla prima; in cui forse per la mia giovane età ne risentivo di questa autoemarginazione indotta da propagande errate.

Ogni madre ha il suo perché, il suo come, il suo quando e il suo quanto. Ogni madre ha un suo colore, differente per toni, luce e intensità. Ogni madre ha il suo profumo che varia di olio in olio; ha le sue note uniche e irripetibili impresse nel più vasto spartito della maternità. Ogni madre, come sostiene Serge Lebovici, ha in se mille e mille madri, che corrispondono a lati differenti della sua personalità.

Spesso mi capita di parlare con donne che hanno figli, con delle amiche entrare persino nell’intimo di alcune emozioni e noto che come in ogni grande esperienza della vita, anche in questa capita di sentirsi accomunate su molti aspetti, però gentilmente vi chiedo sig. autori, psicologi e amministratori di siti e forum, ditecelo che siamo molto meno simili di ciò che descrivete. Ditecelo che il pianto di un neonato non a tutte genera ira e che a volte un semplice gioco di un bimbo non a tutte crea divertimento. Ditecelo che ci sono momenti e momenti, e che noi siamo l’insieme di tutti. Smettetela di parlarci solo dei problemi comuni dell’esser madri dando risposte banali e acute come sentenze. Diteci che il reflusso gastroesofageo in gravidanza ad alcune di noi può apparire come una punizione infernale ma ad altre non tangere minimamente. Diteci che ci possiamo perdonare qualche svista nel nostro ruolo di educatrici, che non siamo tutte come “mammina76” sul forum “tal-dei-tali” che racconta di preparare ogni giorno le minestre per il suo bimbo, senza l’aiuto degli omogeneizzati e che riesce a far mangiare la bieta alla sua bimba di 5 anni. La mia a 9 anni devo inchiodarla alla sedia per farle ingurgitare una semplice foglia di lattuga. Finitela di farci deprimere raccontando modelli di mamme tutto fare, precise e accorte persino nei particolari.

Non saremo come nostra madre e le nostre nonne, in primis perché i tempi non ce lo permettono e trovo personalmente che per molti aspetti, visti i miei esempi, sia solo che positivo; secondo poi perché Noi siamo Noi, semplicemente e unicamente Noi, donne nuove, col nostro profumo e il nostro colore. Non saremo neanche come l’ideale che molte si prefissano sin dalla gravidanza. Finiamola di colpevolizzarci se ci siamo poco o se ci siamo troppo in casa, se arriviamo a fare una cosa sola e non due all’interno della giornata.

Cosa ci accomuna? L’esser madri, eterno ruolo con un inizio ma senza una fine. Per il resto siamo tutte frutto di colori differenti, ognuna a modo suo un profumo ineguagliabile, una indescrivibile melodia totalmente originale e probabilmente proprio partendo da questa idea dovremmo costruirci, giorno dopo giorno, nel nostro eterno ruolo di Madri.

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